sabato 22 settembre 2012

Il profumo del mosto


Mi piace il profumo del mosto, ha qualcosa di magico. Racchiude in sé la forza della terra, il calore del sole e il profumo del vento. Sa di vita  e di morte, di gioia e di dolore, di fatica e di riposo, di mistero e di conoscenza, di uomo e di natura, di ricordi e di oblio, di passato e di presente. Il mosto è il preludio del vino, ma il vino non è altro che una metafora dell'Amore. Non ci credete? Be' allora leggete qua e non potrete che annuire. 
Ho sempre amato la vendemmia: l'accarezzare l'uva, il vento tra i capelli, il calpestare le foglie secche delle viti e il conseguente suono melodioso che si ottiene camminandoci sopra, i raggi di sole che fanno capolino tra i filari, quella sorta di aria cerimoniosa che si ha nel raccogliere l'uva tra quei vecchi filari stretti stretti della vecchia piccola vigna (di età compresa tra i sessanta e i settant'anni), quella dove devi quasi inginocchiarti, facendo la riverenza alla natura e a chi non c'è più e non hai mai conosciuto, per raccogliere i grappoli d'uva ('na piennice d'uva). Devo essere sincero, il mio amore per il vino è tardivo, l'ho sempre sottovalutato, ma l'ho riscoperto a Bordeaux con nuovi occhi nel 2008 (va be' pure con le papille gustative, ça va sans dire!). Ogni successivo anno è stato un rinvigorire quei piacevoli ricordi, dando alla vendemmia un significato particolare, un significato tutto mio: un mix di Ricordi, di Speranze, di Felicità, di Amicizia, di Amore e di Casa (concetto quest'ultimo complicato, ma forse in qualche post successivo lo dipanerò). È stato un po' come stare accanto alle persone a cui vuoi bene e con le quali hai condiviso un pezzo di strada insieme, un modo per sentirle vicine al cuore.

L'anno scorso è stata la vendemmia della determinazione, della sfrontatezza a testa alta, della speranza, della fiducia, dell'essere inerme, dell'essere un verme, del voler essere vicino a e invece ero lontano da (col senno del poi, i 1141 chilometri sono bazzecole a confronto della distanza abissale dei nostri cuori), del broncio, dell'odio per non avere la bacchetta magica per poter risolvere i (suoi) problemi e della tristezza.

Quest'anno è stata la vendemmia della malinconia, dell'amara nostalgia, della fine di tutto, della consapevolezza che niente è cambiato e né cambierà, della consapevolezza che è stata l'ultima, dell'affetto per ciò che è bello e non si avrà mai, della solitudine, del dolore, dell'assenza e della lontananza.


Amor, si me llamas amor 
Si me dejas amarte mi bien, 
Yo te voy adorar. 
Las estrellas NOS VERÁN asombradas, 
La noche Y EL DÍA SERÁN LLAMARADAS. 
Candor, si me das tu candor 
Si me dejas amarte mi bien, 
Yo te voy adorar. 
Amor, si me llamas amor 
Si me dejas amarte mi bien, 
Yo te voy adorar.
Las estrellas NOS VERÁN asombradas, 
La noche Y EL DÍA SERÁN LLAMARADAS.
Amor, si me das tu valor
Si me atrevo a quererte mi sol,
Te voy a idolatrar.
Los angeles nos traeran la ternura,
Las flores nos vestiran de dulzura,
Contigo voy a soñar con querubes,
Contigo voy a pasear en las nubes,
Contigo voy a pasear en las nubes,
Contigo voy a pasear en las nubes.
Amor, en las nubes.

Mariachi Serenade (A walk in the clouds - Un Paseo por las nubes) di Maurice Jarre, scritto da Leo Brouwer e Alfonso Arau, colonna sonora del film Il profumo del mosto selvatico (1995).



7 commenti:

  1. Anche l'uva conosce degli anni di grandine, anni un cui la vendemmia è una triste vendemmia... ma poi l'anno dopo i frutti sono il doppio e si brinda!

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  2. Essendo astemio, mi limito a leggere... e a suggerire questo.

    http://www.youtube.com/watch?v=atejQh9cXWI

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  3. la vendemmia mi ricorda quando da bimbo accompagnavo mio nonno che aveva una vigna. Il divertimento stava nel rubare le mele dell'albero del vicino. Quel ricordo sarà per sempre positivo e non permetterò mai che nessuno lo scalfisca. Sarà stata per te una vendemmia della malinconia, ma prova a gettare le basi per costruire qualcosa di positivo: vedrai in futuro raccoglierai qualcosa di buono e allora ti ubriacherai di gioia! :)

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