lunedì 3 dicembre 2012

Elogio della Solitudine


«[...] Anime Salve, che trae il suo significato dall'origine,  dall'etimologia delle due parole "Anime salve", vuol dire Spiriti Solitari è una specie di elogio della solitudine, si sa non tutti se la possono permettere, non se la possono permettere i vecchi, non se la possono permettere i malati, non se la può permettere il politico.
Un politico solitario è un politico fottuto di solito.
Però... sostanzialmente quando si può rimanere soli con se stessi io credo che si riesca ad avere più facilmente contatto con il circostante. Il circostante non è fatto soltanto dei nostri simili, direi che è fatto di tutto l’universo, dalla foglia che spunta di notte in un campo fino alle stelle… e... ci si riesce ad accordare meglio con questo circostante, si riesce a pensare meglio ai propri problemi, credo addirittura che si riesca a trovare anche delle migliori soluzioni e siccome siamo simili ai nostri simili, credo si possano trovare soluzioni anche per gli altri.
Con questo non voglio fare nessun “panegirico” né dell’anacoretismo o del romitaggio, non è che si debba fare gli eremiti o gli anacoreti, è che ho constatato attraverso la mia esperienza di vita, ed è stata una vita, non è che dimostro di avere la mia età attraverso la carta d’identità  credo d’ averla vissuta, mi son reso conto che un uomo solo non mi ha mai fatto paura. Invece l’ uomo organizzato mi ha sempre fatto molta paura...»

Fabrizio De André


C'è stato un tempo in cui mi bastavo da solo, in cui io e la mia solitudine stavamo bene insieme ed eravamo una bella coppia. Certo, io le ero fedele, lei no e spesso mi tradiva con altre persone, maschi e femmine, ma non sono mai stato geloso di lei. Poi mi sono innamorato anch'io e l'ho mollata un paio di volte, ma sono sempre tornato da lei a malincuore. Questa volta è più dura delle altre tornare da lei, con la coda tra le gambe, pardon con la coroncina sotto il braccio e il cuore a pezzi. Vorrei solo ritornare a stare bene da solo nel mio mondo, a fregarmene  il più possibile dell'intero universo, a vedere la solitudine come un valore aggiunto piuttosto che una grossa zavorra, a fare spallucce ogni volta che mi becco parole al vento, bugie, promesse vane dette per lavarsi la coscienza sporca. Vorrei fare uno sberleffo e farmi una sonora risata piuttosto che starci male ogni volta che qualcuno mi delude, ogni volta che qualcuno mi ferisce. Non vorrei ritornare l'acido, cinico, caustico e  arrabbiato col mondo com'ero a 18/19 anni solo per difendermi, ma rivoglio indietro le mie mura. Questa volta le voglio più spesse, più alte, assolutamente inaccessibili e inattaccabili perché voglio godermi quel che mi resta in completa solitudine, senza grilli per la testa, senza ascoltare il richiamo delle sirene che promettono qualcosa di bello che c'è ma che non è per me. Questa volta non voglio darti per scontato, mia cara solitudine, ma voglio viverti e assaporarti ogni giorno come un dono prezioso o una giusta punizione, a seconda dei punti di vista, e stare bene con te, solo con te, come una volta, come quando mi bastavo da solo e il resto era solo un contorno.

5 commenti:

  1. Delle volte penso che scriva qui quello che io non riesco da me.
    Anche se forse io mi sono sempre illuso di bastarmi da solo.
    L'inizio della tua parte mi ha ricordato Help.

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    1. Probabilmente mi illudevo anch'io, altrimenti non l'avrei abbandonata per chi poi alla fine mi ha spezzato il cuore.

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  2. anche io ero come te amante della solitudine.. ma adesso dopo una relazione tutto è diventato diverso. Anche lei, non ha più quel gusto di libertà.. quanto un sapore amaro di malinconia.

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  3. C'è un abisso tra te Fran e me.
    Odio la solitudine, odio il silenzio, odio il buio. Ho vissuto con loro per gran parte della vita e vorrei la compagnia, il frastuono, la luce.
    Ma forse questo è dovuto alla morte che si avvicina, che a me fa paura, diversamente da quanto letto in tanti di voi. Si ho paura della morte XD
    Sarò pazzo ma preferisco soffrire qualcosa qui piuttosto che LEIIIII :'(

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  4. A quindici anni me ne stavo da solo per paura.
    Ora che son passati trent'anni, mi rendo conto che la mia non era paura, ma saggezza.
    A quindici anni avevo già capito tutto.
    In questo schifo di società, starsene da soli è meglio.

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