martedì 19 novembre 2013

Quell'abbraccio che non c'è


A volte ci sono delle giornate NO.
Giornate in cui crollano certezze,
in cui inaspettatamente ti senti tradito,
in cui ti senti diverso,
in cui ti senti completamente sbagliato,
in cui ti senti in colpa nel provare ad essere te stesso,
in cui ti senti in colpa e sbagliato perché non pensi come la massa,
in cui perdi le staffe e parli a vanvera,
in cui dai il peggio di te e dalla ragione passi al torto,
in cui non basta un vaffanculo per ritornare in pace con il mondo
perché sai che se non ti fossi controllato un paio di ceffoni glieli avresti tirati con gioia...

Giornatacce come questa,
in cui mi sento avvilito e stanco,
in cui avrei bisogno di un abbraccio in carne ed ossa
per buttarmi alle spalle tutta questa amarezza 
e questa cattiveria gratuita che mi opprime e che non credo di meritare.

Quell'abbraccio in carne e ossa che non c'è
e di cui avrei bisogno più di ogni altra cosa al mondo.

Io oggi mi sento tanto solo,
infelicemente solo.

La giornataccia NO magari domani passerà,
o se non passa domani, 
sarà il giorno successivo, o quello ancora dopo;
ciò, però, non toglie il fatto che domani sarò solo come oggi
e che quell'abbraccio in carne ed ossa non ce l'ho.

Posso imbarcarmi in infiniti progetti con tutto me stesso,
posso occupare tutto il tempo possibile ed immaginabile,
ma continuerò a sentirmi sempre solo,
 illudendomi di tanto in tanto di non esserlo.

domenica 10 novembre 2013

Partenze e non


Ho ancora la valigia pronta al centro della mia stanza, non ho il coraggio di disfarla. C'è qualcosa di più brutto che disfare la valigia senza neanche essere partiti? Aspetto che si disfi da sé. Ho solo disfatto la borsa del pc per prendere il portatile e tirare fuori i libri per studiare. In questa uggiosa giornata novembrina, ho il morale a terra e quel senso di insoddisfazione in bocca che mi porta a stare un po' giù. Mi consola solo il fatto che la disdetta della stanza che avevo faticosamente trovato ad un prezzo conveniente a Casale Monferrato, mi è arrivata poco prima di mettermi in macchina e partire. Dovevo solo mettere la valigia in macchina e via! Invece... Niente! Ho provato a trovare altre sistemazioni più economiche, ma nulla da fare: prezzi elevati e/o troppo fuorimano. Alla fine ho mandato la mail di rinuncia alla supplenza come assistente amministrativo a Ticineto. Mi girano un po' perché sono stato due anni abbondanti a girarmi i pollici aspettando una risposta ai miei innumerevoli curricula inviati, poi di botto mi chiamano in contemporanea per due supplenze, quindi il dubbio su quale accettare, visto che avrei disperso ugualmente i punteggi e optare poi per quella più remunerativa. L'altra supplenza era come docente di trattamento testi a Tortona, anche questa volta cattedra non completa, ma con 3 ore in più a settimana rispetto a quella mia precedente ad Acqui (facciamo progressi, eh!), anche qui un macello per trovare una sistemazione economica in più col dubbio poi di vedermela soffiare all'ultimo momento. Giramento di scatole anche perché venerdì, di ritorno dall'università, ha esalato il suo ultimo respiro la mia autoradio. Risultato? Non vado da nessuna parte e continuo il mio progetto come se niente fosse. Per chi non lo sapesse, mi sono riscritto all'università per una seconda laurea in scienze della formazione primaria (o, come la chiamo io, in scienze delle merendine per come è disorganizzata), ho fatto il test il 17 settembre scorso e sono arrivato primo a punteggio pieno nella mia università. Il mio sogno-progetto è diventare maestro, perché mi piace insegnare, mi piacciono i bambini, soddisfo il mio bisogno di paternità visto che non avrò mai dei figli miei e, infine, perché offro un contributo concreto nel cercare di creare un mondo migliore ché questo qui fa un bel po' schifo e non c'è niente di migliore nel formare Cittadini in grado di ragionare con la propria testa e fare la cosa giusta. Siccome è un corso di laurea abilitante, dovrei avere meno grattacapi, una volta laureato, nel lavorare in futuro, ovviamente ci sarà da fare la gavetta così come in ogni altro lavoro e sempre se i nostri politici schizzofrenici non ne combinano di brutte cambiando le carte in tavola. Nel frattempo, il mio progetto ha anche la clausola che se trovo un lavoro nel frattempo l'accetto, peccato aver già disatteso per problemi logistici queste "prime" occasioni. Non ha senso mantenere una domanda in un posto, come il Piemonte, in cui non ho punti d'appoggio ed ho parecchie difficoltà a trovare un alloggio economicamente conveniente e per raggiungerlo in tempi brevi. Insomma, se mi chiamano e poi son costretto a rifiutare è solo tempo perso per tutti. Poi ormai, passato RdS, non c'è più alcun motivo che mi spinga a mantenere la domanda in provincia di Alessandria; quindi a luglio finalmente posso cambiarla e sto già vagliando altre alternative, ossia: provincia di Firenze, provincia di Bologna, poi Prato (ma la provincia è minuscola!) e il resto della Toscana. Nel Lazio sarei tentato, ma non mi hanno mai chiamato per cui già l'escluderei, anche se con dispiacere. Certo se avessi un oracolo funzionante che mi dicesse quali scelte migliori fare per il mio futuro, sarebbe meglio. Domani devo farmi perdonare dalle mie amiche nonché colleghe d'università, alle quali ho rifilato un bidone sabato sera e avevo chiesto loro gli appunti per il mio periodo di assenza, come se già non bastasse il mio esserci rimasto male per aver dovuto rifiutare così, all'ultimo momento. Non mi resta che buttarmi anima e corpo a preparare gli esami di questo primo semestre, ma che amarezza!


Las tardecitas de Buenos Aires tienen ese qué sé yo, ¿viste? Salís de tu casa, por Arenales. Lo de siempre: en la calle y en vos. . . Cuando, de repente, de atrás de un árbol, me aparezco yo. Mezcla rara de penúltimo linyera y de primer polizón en el viaje a Venus: medio melón en la cabeza, las rayas de la camisa pintadas en la piel, dos medias suelas clavadas en los pies, y una banderita de taxi libre levantada en cada mano. ¡Te reís!... Pero sólo vos me ves: porque los maniquíes me guiñan; los semáforos me dan tres luces celestes, y las naranjas del frutero de la esquina me tiran azahares. ¡Vení!, que así, medio bailando y medio volando, me saco el melón para saludarte, te regalo una banderita, y te digo...
(Cantado)

Ya sé que estoy piantao, piantao, piantao...
No ves que va la luna rodando por Callao;
que un corso de astronautas y niños, con un vals,
me baila alrededor... ¡Bailá! ¡Vení! ¡Volá!

Ya sé que estoy piantao, piantao, piantao...
Yo miro a Buenos Aires del nido de un gorrión;
y a vos te vi tan triste... ¡Vení! ¡Volá! ¡Sentí!...
el loco berretín que tengo para vos:

¡Loco! ¡Loco! ¡Loco!
Cuando anochezca en tu porteña soledad,
por la ribera de tu sábana vendré
con un poema y un trombón
a desvelarte el corazón.

¡Loco! ¡Loco! ¡Loco!
Como un acróbata demente saltaré,
sobre el abismo de tu escote hasta sentir
que enloquecí tu corazón de libertad...
¡Ya vas a ver!


(Recitado)

Salgamos a volar, querida mía;
subite a mi ilusión super-sport,
y vamos a correr por las cornisas
¡con una golondrina en el motor!

De Vieytes nos aplauden: "¡Viva! ¡Viva!",
los locos que inventaron el Amor;
y un ángel y un soldado y una niña
nos dan un valsecito bailador.

Nos sale a saludar la gente linda...
Y loco, pero tuyo, ¡qué sé yo!:
provoco campanarios con la risa,
y al fin, te miro, y canto a media voz:


(Cantado)

Quereme así, piantao, piantao, piantao...
Trepate a esta ternura de locos que hay en mí,
ponete esta peluca de alondras, ¡y volá!
¡Volá conmigo ya! ¡Vení, volá, vení!

Quereme así, piantao, piantao, piantao...
Abrite los amores que vamos a intentar
la mágica locura total de revivir...
¡Vení, volá, vení! ¡Trai-lai-la-larará!


(Gritado)

¡Viva! ¡Viva! ¡Viva!
Loca ella y loco yo...
¡Locos! ¡Locos! ¡Locos!
¡Loca ella y loco yo!


Amelita Baltar in Balada para un loco (1969), musica di Astor Piazzolla, testo di Horacio Ferrer.