martedì 24 marzo 2015

Oggi si festeggia la stupidità, in particolare la mia che compie 4 anni.


Non riesco a non pensare a quel povero idiota che pensava che sarebbe stato salvato e invece è rimasto scottato (ed ho fatto pure la rima!). Non so se bollarlo come povero diavolo, che pena mi fa (Cocciante docet), o invece essere duro ed inflessibile senza pietà (Anna Oxa docet). Ma come si fa ad essere così stupido, così irrazionale? Come si fa ad attendere fiducioso per più di 24 ore basandosi sul nulla? Non solo come si fa a non notare tutti i segnali lampanti ed evidenti? Come si fa a pensare che ci sarebbe stato il lieto fine? Queste sono le domande che continuo a pormi, quelle più pesanti nei miei confronti le taccio per pudore.
Mi piacerebbe capire cosa mi spinse quattro anni fa: ad essere così cieco, ad avere un fitto velo sugli occhi, ad avere una fiducia così incondizionata, ad avere come principale ricordo di un evento così importante (come la mia laurea) solo la mia attesa, il mio essere eterna Penelope ad aspettare un qualcuno, qualcosa che non accadrà mai.
Di quella giornata il ricordo prevalente che ho, è solo l'attesa mista all'impazienza per l'inizio di quello che credevo diventasse una nuova Vita, l'inizio di una Felicità immensa, indescrivibile e inimmaginabile. Pensavo che quell'atto concludesse una pagina buia, o comunque piuttosto bianco-scura della mia vita: quello era il mio passato, Lui sarebbe stato il mio presente ed il mio futuro. Futuro che è morto ancor prima di iniziare. Cosa rimane di quel povero diavolo senza pietà? Bando alla realtà, alla verità, alla razionalità, ai presupposti... come se per un oscuro arcano il mio Grande Sogno d'Amore e di Felicità si dovesse realizzare per forza, si realizzasse solo perché io volevo che accadesse così. Io, io, io così egocentrico, così stupido, da non voler vedere la realtà per quello che era. Non smetterò mai di darmi dello stupido, del povero illuso per tutto ciò che è accaduto. Non mi perdonerò mai.
Ma poi sul serio, come ho fatto a pensare che ci sarebbe stato il lieto fine anche per me? Come ho potuto pensare che passato quello scoglio, tutto il resto sarebbe stata una passeggiata? Quanto sono stato presuntuoso a pensare che si sarebbe innamorato di me? Su quali basi fondavo questa mia totale e completa assurdità? Come è possibile che sia stato così ingenuo da non essere razionale? Possibile che la mia sete di Amore era così grande come la mia solitudine, come il mio grande bisogno di essere amato da lobotomizzarmi il cervello completamente?
Cosa mi rimane di quel giorno, se non l'attesa, l'illusione di un Grande Amore tutto mio, abortito ancor prima di nascere? Speravo prima in una sorpresa dal vivo, poi un post-sorpresa sul suo blog, poi in una sua telefonata, poi un suo sms, poi una sua mail... ecco, se dovessi descrivere una persona patetica, be', quella persona sono io in quel giorno di quattro anni fa. Ho aspettato 7 giorni per ricevere un augurio striminzito tramite mail, ed io non in quei 7 giorni non ho trovato nulla di meglio da fare che tormentarmi nella speranza che non gli fosse successo qualcosa di male, arroccandomi nella mia follia in cui ci si fa un po' da parte per chi si ama e i suoi bisogni vengono prima dei miei. Una persona sveglia avrebbe capito l'antifona che stavo prendendo lucciole per lanterne e avrebbe detto stop a queste follie da sognatore bisognoso d'Amore. Perché non l'ho fatto? È da quel 24 marzo 2011 che provo a darmi una risposta, ma non ci arrivo.

Shakespeare scrisse nel suo Macbeth (atto IV, scena III) che:
La pena che non si esprime ordina al cuore di spezzarsi.
Io in parte l'ho espressa e il cuore mi si è spezzato ugualmente, forse sarà perché ho taciuto tutte le volte che mi sent(iv)o morire dentro.
A scuola, lunedì, con i bambini di quinta abbiamo letto una poesia di Nazim Hikmet. Parlando dell'autore ho citato la mia poesia preferita e senza rendermene conto ho pensato a Lui e mi sono bloccato: il mio viso è andato in fiamme, ho biascicato qualcosa, il primo verso della poesia mi è morto in gola, ho finto di non ricordarmela. Se l'avessi recitata, probabilmente sarei scoppiato in lacrime e non credo che quello fosse il tempo e il luogo adatto per farlo. Mi sono ricordato di quando gliela dedicai quel san Valentino dello stesso anno, rammaricandomi che non l'avrei passato con Lui, Lui che con signorilità mi bloccò dicendomi del mio abbaglio. Non capii, ci rimasi male. Mai come quando qualche anno dopo su facebook dedicò quella stessa poesia al suo attuale compagno. Ironia della sorte, tempo fa mi hanno regalato un libro di poesie di Hikmet che non ho mai avuto il coraggio di leggere: in genere i libri di poesia li leggo aprendo a caso le pagine, lasciandomi trasportare dalle emozioni e dal caso. Il caso mi ha fatto beccare la mia poesia preferita, proprio quella, ed è stato un tonfo al cuore. Il mio è un atteggiamento infantile, anche perché ogni san Valentino la pubblico sui vari social come augurio generico: è troppo bella per non essere divulgata. A me ricorda quanto stavo bene e accarezzavo il mio piccolo sogno, quando pensavo che l'avrei realizzato e sarei stato Felice.
Oggi festeggio i 4 anni della mia stupidità, per non dimenticare dove può arrivare la mia follia.



Questa festa mi sembra un grande giardino 
guardo i meli e le rose e poi ecco c'è Adamo 
Mister No tu sei il mio rimpianto, 
l'occasione che non ho colto, 
ti rincontro e sto volando 
Questo tempo che fine hai fatto 
meno male che ho il rossetto 
e tremo anche lo smalto 

Io non ti ho avuto mai, ti ho amato fino adesso, 
ti avvicini ad ogni passo 
Finché non mi ami tu non è lo stesso 
Mister No decidi adesso 
Quegli occhi prova a mettermeli addosso o no 
Ti chiedo almeno il cuore ce l'hai morbido 
Chi non hai scelto ti rimane addosso 
No, non dirmi no, no, non dirmi no... 

Se mi guardi io brucio senza fare rumore 
Mister tu hai troppe donne, io non sto tanto bene 
Mister No il tuo sguardo parla 
e io aspetto la tua conferma, 
zitto osservi, non temi nulla 
Sotto sotto tu mi vuoi bene, 
Mister No dimmi pure adesso 
sotto sotto dove? 

Io non ti ho avuto mai, ti ho amato fino adesso, 
ti avvicini ad ogni passo 
Finché non mi ami tu non è lo stesso 
Mister No decidi adesso 
Quegli occhi prova a mettermeli addosso o no 
Ti chiedo almeno il cuore ce l'hai morbido 
Chi non hai scelto ti rimane addosso 
No, non dirmi no, no, non dirmi no... 

Voglio lui che ha deciso di non chiedere, 
lui che appena parla fa sorridere 
Mister No lui lo sa che non so smettere 
Tutte vogliono lui, lui sa proteggere 

Io non ti ho avuto mai, ti ho amato fino adesso, 
ti avvicini ad ogni passo 
Finché non mi ami tu non è lo stesso 
Mister No decidi adesso 
Quegli occhi prova a mettermeli addosso o no 
Ti chiedo almeno il cuore ce l'hai morbido 
Chi non hai scelto ti rimane addosso 
No, non dirmi no, no, non dirmi no...

Romina Falconi (Mister No - Album: Un filo d'odio - Anno: 2014)

lunedì 2 marzo 2015

Ripartenze


È stato un periodaccio in cui ho sbattuto a muso duro con la realtà:
tra battute d'arresto e false ripartenze,
tra salite ripide e vicoli ciechi,
tra addii e arrivederci,
tra solitudine e assenze,
tra mie incapacità e mie paure,
tra vuoto e cadute,
tra socialità e asocialità,
tra "mi manchi" taciuti e confessati alla notte,
tra l'abisso e l'inferno,
tra voglia di mollare e voglia di continuare...
Eppure sono ancora qua,
immobile, ma con la voglia di ripartire,
e la necessità di nuove partenze.


Eu não sei prá onde a gente vai
Andando pelo mundo
Eu não sei prá onde o mundo vai
Nesse breu vou sem rumo

Só sei que o mundo vai de lá pra cá
Andando por ali
Por acolá
Querendo ver o sol que não chega
Querendo ter alguém que não vem

Só sei que o mundo vai de lá pra cá
Andando por ali
Por acolá
Querendo ver o sol que não chega
Querendo ter alguém que não vem (não vem)

Só sei que o mundo vai de lá pra cá
Andando por ali
Por acolá
Querendo ver o sol que não chega
Querendo ter alguém que não vem

Só sei que o mundo vai de lá pra cá
Andando por ali
Por acolá
Querendo ver o sol que não chega
Querendo ter alguém que não vem

Cada um sabe dos gostos que tem
Suas escolhas, suas curas
Seus jardins
De que adianta a espera de alguém?
O mundo todo reside
Dentro, em mim

Cada um pode com a força que tem
Na leveza e na doçura
De ser feliz.

Vanessa da Mata (Onde Ir - Album: Vanessa da Mata - Anno: 2002)